martedì 31 marzo 2009

lunedì 30 marzo 2009

Dimmi come mi prendi, ti dirò come mi usi


"The ideal device would be a generic block, like a bar of soap, that knew the user's intent and could change its interface accordingly" 

E' quanto sostiene Brandon Taylor, del MIT di Boston: un sistema in grado di riconoscere le intenzioni dell'utente e modificare di conseguenza la sua interfaccia costituirebbe lo strumento ideale. 
Per raggiungere tale obiettivo, è in fase di prototipo un dispositivo che, grazie a 72 sensori collocati sulla superficie e a un accelerometro a tre assi, è in grado di determinare il movimento nelle tre dimensioni e riconoscere la posizione delle dita dell'utente e la sua presa. 

Dopo aver domandato a 13 soggetti di prendere in mano il prototipo (più volte, come se fosse un telecomando, un dispositivo palmare, una macchina fotografica, un telecomando, un controller per videogiochi, un telefono cellulare) dalle analisi degli output è emerso che esistono dei pattern nel modo in cui i soggetti tengono nelle mani l'oggetto e che la loro presa fornisce indicazioni sul modo in cui essi si aspettano che l'oggetto stesso "si comporti".

Per far sì che il riconoscimento sia ottimale, è opportuno addestrare il dispositivo, in quanto si verificano delle differenze tra gli utenti: il sistema "indovina" l'intenzione dell'utente nel 95% dei casi in seguito al training, mentre la percentuale scende al 79% in caso di più utenti.

Il lavoro di Taylor sarà presentato al CHI2009 di Boston, una conferenza internazionale sulla vita digitale.

mercoledì 25 marzo 2009

Di cosa parliamo

Comunicazione mediata da artefatti - Interfacce - Usabilità -New Media - Comunità open source e open content...

Si tratta di temi estremamente attuali e affascinantì per due "quasi-psicologi" della comunicazione come noi, che ci piacerebbe condividere e discutere con quante più persone possibili, vista anche la loro natura complessa ed aperta a punti di vista e competenze differenti.